domenica 12 ottobre 2008

nei nostri luoghi

sì, il titolo è mutuato da uno dei peggiori pezzi di una delle ormai peggiore band italiane (non me ne vogliate, i subsonici hanno cacato il cazzo) però mi pareva indicato e in fondo resto sempre un torinese. verso mezzanotte, finito lo sconsiderato orario di tirocinio (altre otto ore a ritirare caffè, pizze, archiviare file, filmare boriosi mezzi-giornalisti ecc ecc) ho riaccompagnato a casa il mio buon compagno di sventura, matteo, ormai orfano di mezzi dato l'orario. matteo è dei due il tirocinante preferito, ma non ce l'ho affatto con lui dato che non si è mai comportato in modo scorretto verso di me. semplicemente è più dotato del sottoscritto a sbrigare faccende pratiche; nemmeno in un mio eccesso di sconsideratezza potrei fargliene una colpa. un eccesso di sconsideratezza (forse) mi ha invece portato a interrompere qualsivoglia relazione con Ce, ritornatami alla mente sta sera mentre scaricavo teo all'angolo fra corso francia e via montegrappa.
corso francia è appunto la strada che più di tutte mi ricorda la nostra "tormentata" relazione; la percorrevo sempre per andarla a prendere carico di attesa o per tornare a casa a volte con qualcosa da rimuginare, ma spesso aspettando semplicemente di rifarla in senso opposto. proprio mentre superavo in scioltezza la rotonda di piazza rivoli l'autoradio ha deciso di regalarmi "visto che mi vuoi lasciare" di rino gaetano, canzone che ascoltammo l'ultima sera in cui ho creduto potesse ancora esserci qualcosa, e in cui forse lo aveva creduto anche lei. tutte le mie forze (che per inciso non ho nemmeno provato a usare) non mi avrebbero salvato dal dejavu, che infatti ho lasciato sommergermi. ho ripensato a una relazione nata sbilenca forse per inesperienza, rinvigorita da colpi di coda inattesi e talvolta fuori luogo, prodiga di momenti indimenticabili ma anche di momenti che vorrei cancellare e non posso più, quotidianamente speciale ma avara di occasioni eccezionali. poi uno strappo (il mio), mesi di buio, un tanto assurdo quanto sincero tentativo di riunione (sempre mio) da cui si era lasciata sedurre, un paio di mesi fantastici e poi le nostre partenze a cancellare tutto, io per un anno lei per molto di più. molta confusione in quei primi mesi di distacco, soprattutto nella mia testa; volevo credere a qualcosa che lei sapeva sarebbe morto o che forse decise freddamente di sopprimere (peraltro su mia proposta dissennata), riuscendoci senza ripensamenti. ci fù poi una fugace riapparizione a natale che mi fa male anche solo ricordare per quanto ridicolo sono stato, un paio di film insieme, gli ultimi baci che ormai penso averle rubato. a gennaio sono tornato in spagna con una consapevolezza diversa e questo forse mi ha protetto: ho conosciuto altre strade, percorse rigorosamente a piedi, molto più brevi e irregolari rispetto a quel Corso che taglia in due buona parte della nostra città.
ho poi incontrato una ragazza dolcissima che mi faceva star bene anche solo guardandola, pure lei destinata a sparire in tempi brevi per cause di forza maggiore. ho voluto molto bene a Bele, ma ecco non l'ho mai "sentita dentro come un pugno" (vasco docet) como invece succede con Ce. basta una strada, una canzone; anche se non parliamo da più di un mese, anche se è chiaro che lei di me fa benissimo a meno dato che non voleva trovare mai neppure il tempo di un caffè, quel briciolo di sensibilità per farmi capire che anche se la nostra storia era finita potevo ancora rappresentarle qualcosa; è per questo che ho optato per l'eutanasia dei nostri rapporti, condivisibile o no non me ne frega un cazzo. Le riconosco unicamente di aver fatto bene a rifiutare ogni mia proposta di relazione a distanza, considerando per esempio il tirocinio che non mi concederà mai due giorni consecutivi di riposo per i prossimi 4 mesi. in effetti sul pratico è sempre stata cent'anni avanti a me. nonostante tutto, continuerò a pensare che la nostra storia non sarebbe dovuta finire così, ma che è successo e che francamente non vedo possibilità di appello. sappiamo entrambi benissimo che i nostri luoghi non tornano più; io tornerò a cercarla ancora lì, metti mai che ci incrociamo.

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